Perché diciamo NO alla classe di concorso per il sostegno

 

[Prima Parte] 

Da sempre la nostra Associazione ha condiviso e sostenuto l'inclusione scolastica, ponendosi quale obiettivo principale il potenziamento e la crescita culturale del processo inclusivo. 

L'inclusione si realizza nella misura in cui i suoi contenuti si concretizzano e si attuano nella dimensione culturale di un Paese che voglia definirsi civile. 
Per questo sosteniamo che l'inclusione scolastica non può assolutamente essere appannaggio di una o due figure professionali e ancor meno che possa essere utilizzata come strumento per perseguire fini "altri" rispetto a quelli prefissi a beneficio non solo delle persone con disabilità ma dell'intera società. 

Giunto è infatti il tempo di uscire dagli schemi stereotipati di una visione cosiddetta “buonista” : continuare a pensare all’inclusione come ad un qualcosa che rimanda alle persone con disabilità significa non solo svilirne il valore ma orientare qualsiasi intervento in direzione che “pone ulteriormente all’angolo” la persona con disabilità, relegandola allo stigma sociale irreversibile. 

Uscire dagli schemi stereotipati significa “camminare insieme” per realizzare una società in cui la dignità di ciascuno è riconosciuta e vissuta come“partecipazione sociale a tutti gli effetti” . Per questo ciascuno di noi è e deve essere impegnato a rimuovere “ostacoli” che impediscono la realizzazione di una società inclusiva, contribuendo, nella misura della propria responsabilità civile e sociale, a realizzare giorno per giorno “la” società in cui ogni cittadino trovi ospitalità, dignità e riconoscimento. 

E questo anche e ancor più nella scuola. 
[continua


Il Punto di Vista del C.I.I.S., Coordinamento Italiano Insegnanti di sostegno

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